Distretti del cibo, l’Umbria ne riconosce quattro. “E’ la prima tappa di un percorso”

La Regione ha avviato il percorso per la costituzione in Umbria dei Distretti del cibo.

Lo ha fatto ufficialmente martedì 3 marzo con la convocazione di un Tavolo Verde nella sede dell’Assessorato all’Agricoltura. Presenti i rappresentanti di organizzazioni agricole e agroindustriali, associazioni di produttori biologici, Università, agronomi, 3A-Parco Tecnologico agroalimentare.

A illustrare il progetto l’Assessore regionale Roberto Morroni e il dirigente Franco Garofalo. Si tratta di un primo confronto, durante il quale sono stati illustrati finalità, adempimenti e una road map che porterà al riconoscimento di “Distretto del Cibo” nel più breve tempo possibile. Anche per agganciare la partecipazione al primo bando nazionale del Ministero delle Politiche agricole che finanzia le attività dei Distretto. Tra l’altro, un bando con una scadenza molto ravvicinata. Il termine ultimo per presentare la domanda è fissato per il giorno 17 aprile 2020 alle ore 16.

“Si tratta – ha spiegato l’Assessore all’Agricoltura Roberto Morroni di uno strumento valido valorizzare il patrimonio agricolo e agroalimentare dell’Umbria. Favorisce il salto di qualità necessario al sistema delle imprese umbre. In particolare, nell’attuale contesto di incertezze, apre nuove prospettive di crescita”.

I distretti

I distretti del cibo individuati sono quattro su otto riconosciuti per legge:

a) Distretti rurali (DIR):
sistemi produttivi locali caratterizzati da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali;

b) Distretti agroalimentari di qualità (DAQ):
sistemi produttivi locali caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché da una o più produzioni;

c) Distretti di filiera (DIF) quali sistemi produttivi locali:
caratterizzati da una elevata concentrazione di piccole e medie imprese agricole e agroalimentari;

h) Biodistretti o Distretti Biologici (DIB):
distretti intesi come territori per i quali agricoltori biologici, trasformatori, associazioni di consumatori o enti locali abbiano stipulato e sottoscritto protocolli per la diffusione del metodo biologico di coltivazione, per la sua divulgazione nonché per il sostegno e la valorizzazione della gestione sostenibile anche di attività diverse dall’agricoltura.

“I Distretti rappresentano una grande opportunità da cogliere, introdotta dalla legge di bilancio del 2018 – ha ricordato ancora l’Assessore Morroni – ma che finora era stata ignorata, a differenza di altre Regioni”.

La Giunta regionale vuol favorirli e supportarli e accelera dunque sui tempi, con un primo atto che sarà varato già la prossima settimana. E nel quale saranno spiegate le condizioni e le modalità per la presentazione delle istanze di riconoscimento di Distretto del cibo.

“Punti di forza dei nostri distretti – ha concluso l’Assessore –  oltre alle produzioni, saranno il radicamento e l’integrazione nel territorio, l’aggregazione fra imprese, i centri di ricerca”.